Capitolo 3 – Il Gusto del Sesso e del Cibo

Il Gusto del Sesso e del Cibo

Capitolo 3 – Il Gusto del Sesso e del Cibo

Stasera ero di turno in trattoria. Mi piaceva lavorarci perchè mi sentivo come fossi a casa e, essendo l’unica cameriera di sesso femminile, ero anche un po’ viziata, coccolata e protetta.

Da quando mi ero trasferita a Firenze, avevo cercato un lavoretto che mi permettesse di togliermi qualche sfizio per non gravare ulteriormente sulla mia famiglia che stava mantenendomi gli studi. Valentina, una mia compagna di corso dell’Università, mi parlò di un ristorantino pittoresco a conduzione familiare in pieno centro, vicino a casa, che ogni tanto la chiamava come cameriera la sera durante il fine settimana. La paga era buona e le serate erano molto divertenti, soprattutto per la presenza dei due figli gemelli del titolare che ravvivano l’atmosfera con serate a tema musicale, essendo entrambi musicisti.

Valentina li conosceva già da tempo perchè avevano frequentato lo stesso liceo. Li descrisse come due fratelli uniti da molteplici passioni, prime tra tutte le donne e il buon sesso. Mi mise in guardia, raccomandandomi di non cascare tra le loro braccia come era successo precedentemente a lei: sesso e lavoro non andavano molto d’accordo.

< Beh Vale, a me invece non sembra affatto una cattiva idea, anzi!! Io non sono mai stata con due gemelli, potrebbe essere invece molto stimolante!! >

< Mah non lo so, sono parecchio gelosi delle proprie donne e inoltre hanno i gusti praticamente uguali e fanno tutto insieme… >

L’occasione di presentarmeli arrivò inaspettata una sera, quando Valentina mi chiamò al cellulare:

” Hei!! Stasera sono in trattoria, perchè non passi a prendermi dopo le 23? Ho parlato ai gemelli molto bene di te e avrebbero intenzione di farti lavorare,  mi raccomando sii puntuale, no come al tuo solito!!! ”

< Vale! Grazie!!! Come farei senza di te?!? >

Avevo quasi un ora di tempo e considerando che il ristorante era a cinque minuti da casa potevo anche prendermela con calma, ma decisi di prepararmi subito per non fare brutta figura con Valentina, la puntualità fatta persona!

Era un colloquio di lavoro informale, ma pur sempre di lavoro si trattava, scartai la minigonna di jeans e optai per un paio di pantaloni neri aderenti ed elasticizzati, che mettevano in risalto il mio culetto tondo, sandalini  bassi con cinturino alla caviglia e una camicetta sbottonata che faceva intravedere il reggiseno di pizzo nero. Si, informale e sobria, ma estremamente donna. Una spruzzata del mio profumo preferito sui polsi, dietro le orecchie e nell’incavo del collo e un bel paio di orecchini a cerchio… niente male, non ero davvero niente male!

Il mio pensiero in quel momento andò a Luca, che era sempre così indaffarato e ultimamente mi lasciava parecchio sola, mi mancava l’essere posseduta da lui, ma ormai avevo fatto l’abitudine al suo esserci ad intermittenza.

< Al diavolo! Stasera mi diverto, peggio per lui! >

Uscii con calma da casa, il cielo era torbido, chiamava pioggia e l’aria frizzantina mi fece indurire i capezzoli:

” Accidenti a me che non ho messo il reggiseno imbottito “, pensai guardando quelle due puntine che come chiodini, premevano contro la mia camicetta leggera, pregai ritornassero al loro posto anche se in realtà le trovavo piuttosto sexy.

Arrivai presto davanti al ristorante. Non era molto grande ma aveva una bella vetrata che fungeva anche da porta d’ingresso. Era un unico stanzone, circa trenta posti a sedere, tavolini piccoli di legno scuro e marmo, piastrelle di cotto in terra e una bellissima volta a botte, faceva da soffitto. Al centro si stagliava un grandissimo lampadario di ferro battuto e delle candele in ogni tavolo davano l’idea di un’ atmosfera raccolta e intima. Il locale era ancora pieno di gente e Valentina, come una trottola si stava dando un gran daffare tra i tavoli.

Mi accesi una canna nell’attesa e aspettai fuori. Aspirai forte e assaporai quell’erba buonissima che mi aveva regalato qualche giorno prima Luca, lo sballo era leggero, ma mi aiutava a rilassare i nervi un po’ tesi per la serata… Finalmente Valentina uscì trafelata con un enorme bicchiere traboccante di vino rosso: ” Lu! Bevi, è Chianti!! E fammi fare un tiro… tra cinque minuti sono da te!! ”

< Tranquilla tanto non vado da nessuna parte! >

” Comunque hai fatto colpo su Francesco!! Io lo sapevo “, disse strizzandomi l’occhio prima di rientrare in sala. Guardai incuriosita all’interno del locale, doveva essere Luigi quello in sala, perchè Francesco sapevo faceva il cuoco… Così simili fisicamente ed opposti caratterialmente, avevano circa dieci anni più di me. Non erano bellissimi, ma dei “ tipi ”.

Avevano un fascino ruvido, direi quasi diabolico… Alti, corporatura possente, capelli ebano riccio e sopracciglia importanti che incorniciavano degli occhi profondi e scuri come il carbone. Le  loro mani erano molto belle e ben curate: grandi con dita lunghe e unghie perfettamente squadrate, sembravano perfette per dare dei sonori sculaccioni. Si distinguevano solamente dal fatto che Luigi portava gli occhiali, mentre Francesco no.

Valentina mi fece cenno di entrare proprio mentre gli ultimi clienti stavano uscendo. Venni invasa da un profumo di cibo indefinito che mi fece salire l’acquolina in bocca, il mio stomaco brontolava… anche stasera mi ero dimenticata di cenare!

Mi accoccolai in un tavolino all’angolo destro del locale.

Il tempo di sedermi e quello che doveva essere Francesco, si presentò stringendomi vigorosamente la mano.

Era vestito ancora da cuoco, con i pantaloni a piccoli scacchi neri e bianchi e la casacca sporca di cibo.

Dio che sesso mi faceva! Pensai di essere impazzita…

< Piacere Francesco, tu devi essere Luna, Vale mi ha parlato tanto di te e finalmente ci conosciamo! >

Annuii mentre deglutivo il Chianti.

Ci stavamo studiando entrambi, attentamente… I suoi occhi profondi  mi facevano sentire nuda ed inerme, era un emozione nuova, intrigante ed eccitante. Il mio corpo parlava per me, una sensazione di calore mi invase in mezzo alle gambe e un desiderio primitivo si impossessò della  mia mente: si, volevo avere piacere da quell’uomo anche se molto più grande di me.

Valentina si sedette tra noi e arrivò anche Luigi che si presentò a sua volta, ma era come se io e Francesco fossimo soli, continuavamo il nostro dialogo invisibile fatto di sguardi. Luigi mi parlò in maniera sbrigativa di mansioni, orari, giorni e paga, come se avesse altre cose da fare e si alzò strizzando l’occhio a Valentina invitandola con una banalissima scusa ad accompagnarlo a fumarsi una sigaretta all’esterno del locale.

Sapevano qualcosa? Immaginavano? O avevano capito già tutto? Francesco si schiarì la gola e mi propose di visitare la cucina, annuii seguendolo attraversando la sala. Non ero mai stata in una cucina di un ristorante ed ero molto curiosa. La loro non era molto grande, ma molto pulita e ordinata: sulla destra c’era la lavastoviglie e due enormi lavelli, a sinistra tre grandi frigoriferi che arrivavano fino al soffitto e poi la postazione di Francesco davanti alle griglie, bollitori e fuochi. Ciò che attirò maggiormente la mia attenzione fu il ceppo di legno dove veniva tagliata la carne. Sembrava molto vecchio e consumato, la superficie non era più liscia, ma solcata da profondi tagli. Troneggiava centralmente in fondo alla cucina, ed era secondo me, molto erotico. Sembrava uno strumento sessuale e la mia fantasia vagava: mi vedevo già distesa sopra di esso tra carne e coltelli sporchi di sangue. Mi avvicinai piano, accarezzando lentamente la superficie ancora umida e ruvida del legno.

Francesco si avvicinò e quasi sussurrando mi disse con voce roca senza smettere di fissarmi: ” Ti piace? Qui taglio la carne… ”

” Si! “, dissi con voce flebile mentre le sue mani incominciarono ad accarezzare le mie. Mi sentii avvampare e il cuore mi balzò in gola, volevo disperatamente quell’uomo… e lo volevo in quel preciso istante sul ceppo sporco! Come se udisse i miei pensieri, Francesco prese entrambe le mie mani e le portò dietro alla mia schiena unendole saldamente insieme, come fossero legate da una corda invisibile, poi tirandomi  a sé e senza chiedermi il permesso, iniziò a baciarmi…

Un bacio energico, maschio, rude e violento. La sua lingua impaziente esplorava la mia bocca mentre io non cercavo minimamente di ostacolarlo. Continuava con una mano a bloccare le mie, mentre con l’altra  incominciava ad accarezzarmi il viso e il collo, per poi scendere più giù fino alla camicetta. Slacciò appena qualche bottone e con irruenza mi abbassò il reggiseno di pizzo! I capezzoli erano durissimi e sensibili, la sua lingua giocò con loro, alternando sapienti piccoli morsi a tocchi lievi. Mi stava uccidendo lentamente, impastò con le mani i miei piccoli seni per poi riprendere a torturare dolcemente i capezzoli. Il suo sesso duro premeva sui pantaloni e sulla mia gamba, sembrava stesse per esplodere da un momento all’altro. Mugolai svincolandomi da lui, avevo bisogno d’aria, i polmoni bruciavano, il corpo fremeva. Lo guardai dritto negli occhi e quella che vedevo era lussuria… incominciai a sbottonargli i pantaloni…

Fu in quell’istante che udii un leggero cigolio alla mia sinistra. Con la coda dell’occhio vidi Luigi vicino all’uscita secondaria della cucina. Era fermo, paralizzato a guardarci in silenzio, i suoi occhi erano ipnotizzati dalla scena e in mano teneva…

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